venerdì 17 gennaio 2014

Bucchi: ''Brindisi prima con merito. Lo scudetto? Può perderlo solo Milano''

Parla il coach dell'Enel, capolista a sorpresa al termine del girone di andata: ''La parte più difficile arriva ora, fermarsi però sarebbe un peccato''. Il ritorno inizia contro l'Olimpia: ''Con Hackett hanno tutto per vincere tutto''. La ricetta per far ripartire il movimento: ''Recuperare le grandi piazze''


Coach Bucchi, facciamo un passo indietro, esattamente a tre mesi fa. Le dicono che Brindisi
chiuderà l'andata al comando, cosa pensa?
''Che qualcuno è andato fuori di cervello. Sia chiaro, io ero molto fiducioso ma non fino al punto da pensare di essere in testa al termine del girone di andata, era pura follia solo immaginarlo. E' chiaro che si tratta di una cosa che in questo momento ci fa molto piacere perché è stato un percorso bello, faticoso, che ha premiato l'impegno dei ragazzi''.

L'aspetto che la rende più fiero di questo primato in classifica?
''La sensazione che siamo una squadra. Non sono tanto le individualità che ci portano a questo risultato, anche se momentaneo, ma il lavoro del gruppo, tant'è che spesso abbiamo protagonisti diversi. Non i due-tre da 20 punti a partita ma più ragazzi che possono di volta in volta essere i migliori. Questo vuol dire che abbiamo fatto gruppo, che abbiamo una pericolosità ben distribuita in attacco e in difesa''.

Qual è il rischio adesso?
''Che qualcuno si monti la testa. Dobbiamo restare con i piedi per terra perché ora il campionato entra nella fase più difficile, abbiamo più trasferte che partite in casa, affronteremo fuori tutte le grandi e quindi sarà un girone di ritorno molto complicato. L'importante è raggiungere quanto prima un numero di vittorie sufficienti a prenderci i play off, in questo momento fermarsi sarebbe un peccato''.

La sconfitta casalinga con Montegranaro sembrava aver interrotto la magia, invece avete chiuso l'andata con tre vittorie battendo due big come Siena e Sassari.

''Segno che la squadra ha orgoglio. Siamo giovani, inesperti, ci sta dopo sei vittorie consecutive di perdere prima a Bologna e poi commettere una sciocchezza in casa. Succede a chi non è abituato ad avere una continuità così dura domenica su domenica, cosa che acquisisci solo con l'esperienza e col tempo. Sono schiaffi che ogni tanto una squadra giovane deve prendere. Mi auguro che la lezione sia servita, è stato un peccato veniale che però poi ci ha permesso di vincere in casa con Siena, passare a Pesaro e chiudere l'andata battendo Sassari''.

In quale partita ha capito di avere tra le mani una squadra da primi posti?
''Se devo essere sincero già alla prima contro Milano. L'inizio di pre stagione non era stato facile, la squadra non mi sembrava all'altezza e invece ha iniziato a lavorare in maniera molto dura in allenamento, si è costruita una mentalità e un buon gruppo di lavoro. Il successo con Milano ci ha dato probabilmente la fiducia e la convinzione che si potevano fare buone cose come poi effettivamente è successo''.

Un buon girone di andata lo avevate fatto anche nella scorsa stagione, salvo poi crollare nel ritorno. Paura che la storia si ripeta?

''Questo fortunatamente è un gruppo diverso, più sano e tranquillo. Lo scorso anno ci sono stati problemi di rapporti all'interno dello spogliatoio, sono convinto che sarà difficile si riproponga una situazione come quella. Poi magari ci sarà qualche sconfitta ma solo perché andremo su campi difficili come Milano, Siena, Cantù e Sassari. L'importante è che la squadra combatta e sono convinto che lo farà fino in fondo''.

Chiotti cosa può darvi in più rispetto ad Aminu?
''Una buona capacità di attaccare meglio l'area con il pick and roll e di liberare più spazio sul perimetro. David è un ragazzo serio, un grande lavoratore, si è subito inserito nei meccanismi della squadra. Ha bisogno di qualche minuto di gara vera in più ma sono convinto che col tempo di darà il contributo giusto''.

Il vostro girone di ritorno inizia a Milano, una squadra diversa da quella affrontata tre mesi fa.
''Hanno tanto in più, hanno Lawal e Hackett, giocatori che hanno cambiato completamente il volto della squadra, una durezza mentale, una profondità e una capacità di leadership all'interno della partita veramente notevole. Hackett in particolare è un giocatore che fa squadra da solo e in poche settimane è già diventato il leader del gruppo''.

Anche lei quindi è convinto che solo Milano può perdere lo scudetto?
''Penso proprio sia difficile che l'Olimpia non riesca a fare una stagione vincente in campionato, troppo più forte delle altre, troppo più completa. Ora che hanno preso anche Hackett hanno tutto per vincere tutto. Almeno in Italia''.

Aspettando la fuga dell'Olimpia resta la fotografia di un torneo molto equilibrato.
''Un equilibrio figlio del momento di crisi. Non avendo grosse risorse a disposizione diventa ancora più importante il lavoro di ricerca fatto in estate. Con scelte oculate si può fare una buona stagione, l'esempio siamo noi''.

In questo equilibrio che ruolo hanno i giocatori italiani?
''Hanno più spazio, ma alla fine sono sempre i soliti dieci-dodici a giocare di più, quelli che davvero lo meritano. La base purtroppo resta scarsa. La legge Bosman ha cambiato tutto, non solo nel nostro sport. Se puoi prendere sette stranieri, prendi sette stranieri. E te ne freghi degli italiani e cosa ancora più grave del settore giovanile''.

Cosa serve per rilanciare il basket italiano?
''Riportare in serie A le grandi piazze in modo da creare audience, aumentare interesse attorno alla pallacanestro e attirare gli sponsor. Penso a città come Torino, Genova, Firenze, Napoli, ma anche a società storiche come Treviso e Fortitudo. La strada deve essere questa, senza non si va da nessuna parte''.

Articolo di: Nicola Apicella © La Reppublica ©


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